La sindrome dell’intestino irritabile viene anche siglata in SII o IBS e rappresenta una disfunzione dei processi intestinali. La patologia può colpire sia uomini che donne, provocando una serie di disfunzioni a livello dell’organo. I sintomi più comuni comprendono stitichezza, dissenteria e dolore addominale.
La sindrome dell’intestino irritabile non comprende tuttavia fenomeni di infiammazione, come accade invece in presenza di colite spastica. All’interno dei paragrafi successivi andiamo ad approfondire il corredo sintomatico, le cause e i trattamenti contro la sindrome dell’intestino irritabile.
Argomenti trattati:
Sindrome dell’intestino irritabile: cos’è, che cosa comporta
La sindrome dell’intestino irritabile si presenta come un disturbo piuttosto diffuso all’interno della popolazione. Alla base si trovano una serie di disfunzioni all’interno dei processi fisiologici legati all’intestino, in grado di compromettere la regolarità della defecazione.
La sindrome dell’intestino irritabile rientra all’interno dei disordini funzionali gastrointestinali e si dimostra spesso in grado di compromettere la quotidianità del soggetto.In alcuni casi il disturbo può essere il sintomo di una patologia più grave, alterazioni ormonali, alterazioni metaboliche, intolleranze, celiachia, neoplasie.
Sintomi associati alla sindrome dell’intestino irritabile
Quali sono i principali sintomi legati alla sindrome dell’intestino irritabile? Sostanzialmente si riscontrano tre diversi corredi sintomatici legati al dolore nell’area addominale, stipsi o dissenteria.
In presenza di stipsi i soggetti tendono a defecare meno di tre volte la settimana, presentando stomaco e intestino gonfi, oltre alla sensazione di dolore. In caso di dissenteria i soggetti tendono invece a recarsi in bagno per più di tre volte al giorno, presentando nei casi più critici incontinenza fecale e muco all’interno delle feci stesse.
Sindrome dell’intestino irritabile: diagnosi e trattamenti
La sindrome dell’intestino irritabile viene diagnosticata dal medico in seguito all’anamnesi fornita dallo stesso soggetto. Il corredo sintomatico, in caso di sindrome dell’intestino irritabile, deve persistere da almeno sei mesi in forma più o meno continua per giungere con esattezza alla diagnosi.
Oltre alla descrizione dei sintomi il medico prescrive generalmente una serie di analisi delle feci, delle urine, sideremia, velocità di eritrosedimentazione, esame emocromocitometrico, proteina C reattiva e ulteriori approfondimenti a seconda dei casi. I trattamenti alla base della dissenteria prevedono una modifica dell’alimentazione, l’assunzione mannitolo, fruttosio e sorbitolo.
La sindrome dell’intestino irritabile con conseguente stipsi prevede l’impiego di lassativi naturali da assumere sporadicamente nei casi più critici, l’assunzione di fermenti lattici ad azione nel medio e lungo periodo. Per ridurre il dolore addominale possono essere prescritti ansiolitici nel breve periodo, ma anche analgesici sotto un’attenta valutazione e monitoraggio medico.