Fitocomplessi: che cosa sono? Che differenza c’è con i principi attivi?

La fitoterapia rappresenta un metodo basato sulla somministrazione di piante medicinali sotto forma di infusi, decotti, estratti secchi o fluidi, tinture madri al fine di potere contribuire al benessere del soggetto, aiutando a contrastare patologie in modo naturale, coadiuvando i tradizionali trattamenti farmacologici prescritti dal medico.

In passato le piante cosiddette “medicinali” sono state per molto tempo l’unica forma terapeutica per contrastare varie malattie. Solo grazie al progresso della chimica, nel XIX secolo si iniziò ad estrarre e isolare i principi attivi responsabili dei trattamenti terapeutici, proprio dalle piante per poi successivamente iniziare la sintesi anche in laboratorio. Così nasce la moderna farmacologia.

Una pianta viene detta “medicinale” quando possiede dei principi attivi medicamentosi. I principi attivi di una pianta sono tutti quei costituenti come i tannini, gli alcaloidi o i flavonoidi, che sono dotati di una specifica attività farmacologica e per questo vengono impiegati in ambito terapeutico.

Che cosa significa fitocomplesso?

Quando si dice “fitocomplesso” di una pianta medicinale si vogliono indicare una serie di sostanze che possono comprendere:

  • uno o più principi attivi: ovvero una o più sostanze dotate di un possibile effetto biologico terapeutico;
  • metaboliti secondari: ovvero sostanze diverse dal principio attivo che collaborano e coadiuvano l’attività del principio attivo.

L’attività del fitocomplesso, che si ottiene da una pianta medicinale, deve essere considerata non come un semplice possibile effetto benefico determinato da un solo principio attivo ma piuttosto come il risultato armonico di tutte le sostanze contenute all’interno del fitocomplesso, data dall’unione tra principio attivo e metaboliti secondari, i cui possibili effetti benefici non potrebbero essere ottenuti con l’utilizzo dei singoli principi attivi isolati.

Pertanto, con il temine “fitocomplesso” si può definire tutto quello che della pianta rappresenta la parte attiva e che serve a delineare la sua fisionomia clinica e farmacologica, composta da principi attivi uniti ai metaboliti secondari.

Se cambiano i metaboliti secondari muta anche l’azione farmacologica della pianta medicinale e questo sta ad indicare quanto siano importanti i metaboliti secondari per la determinazione del possibile effetto benefico che si vuole ottenere. Dal fitocomplesso di alcune piante viene estratto il principio attivo che viene utilizzato insieme agli eccipienti per la realizzazione di alcuni farmaci, come l’acido acetilsalicilico che è contenuto ad esempio nelle Aspirine.

A cosa servono i fitocomplessi?

Fin dai tempi antichi, l’uomo ha lavorato sulle capacità medicamentose delle piante. La fitoterapia si sviluppa contemporaneamente in tutte le culture, di tutto il mondo. Le piante medicinali possono agire all’interno del nostro organismo grazie alla presenza, nelle loro varie parti, di sostanze attive che fanno parte della loro fisionomia naturale. Queste sostanze possono manifestare una possibile attività biologica nel nostro corpo non appena vengono assunte e interagiscono con i tessuti e i sistemi fisiologici.

Le piante medicinali contengono al loro interno una serie di sostanze che insieme prendono il nome di fitocomplessi, responsabili dei possibili effetti benefici che ne possono derivare. Questo complesso è composto da molecole quali oligoelementi, sali minerali, vitamine, enzimi e sostanze inerti che si comportano in modo particolare. Quando i vari costituenti vengono assunti singolarmente le loro qualità sono minime o quasi nulle, quando invece sono assunti così come sono contenuti nella pianta le proprietà sembrano essere notevoli.

Le funzioni biologiche delle singole molecole interagiscono tra loro all’interno del fitocomplesso e sono complementari, tanto che possono produrre possibili azioni specifiche sui singoli organi oppure possibili effetti sull’intero organismo. I possibili effetti benefici possono essere diversi e molto complessi rispetto quelli che si potrebbero ottenere con l’utilizzo dei singoli principi attivi contenuti nelle piante.

La vera reazione di un fitocomplesso si mostra nei possibili effetti che può produrre. Inoltre, un fitocomplesso possiede delle proprietà nutritive e altre proprietà che sembrano essere in grado di modulare l’omeostasi cellulare e dei tessuti, ma anche di coadiuvare le funzioni vitali della cellula con possibili effetti duraturi e lenti.

Differenza tra principio attivo e fitocomplesso

Come abbiamo detto, il fitocomplesso è l’insieme di sostanze che possono conferire a una pianta un possibile effetto benefico sul nostro organismo. Con il termine principio attivo, invece si indicano più genericamente le sostanze dotate di un’attività biologica che può essere tossica, come quella presente nei veleni oppure terapeutica, come quella contenuta nei farmaci. Pertanto:

  • il fitocomplesso: è dato dall’unione del principio attivo e dei metaboliti secondari, ottenuto dalla pianta;
  • il farmaco: è il risultato dell’unione di principi attivo ed eccipienti, ottenuto in modo sintetico oppure estraendolo dal fitocomplesso ricavato dalla pianta.

La caratteristica delle piante rispetto ai loro principi attivi isolati è data dalla presenza del fitocomplesso, un’entità biochimica costituita dal principio attivo e dall’insieme delle sostanze con le quali il principio attivo si trova a convivere nella pianta. Per questo motivo da una pianta medicinale si può estrarre e isolare il principio attivo e lo si può anche riprodurre in laboratorio.

Isolando il principio attivo lo si priva di sostanze (enzimi, resine, amidi, sali minerali, pectine, pigmenti…) che hanno la capacità di equilibrarlo, poiché intervengono regolando la sua biodisponibilità e quindi, il possibile effetto benefico che ne deriverebbe. Per alcune piante ancora oggi è complicato riuscire a stabilire quale principio attivo sia il vero responsabile del suo possibile effetto benefico. Ciò è dovuto al fatto che l’attività di una pianta medicinale è simile ma non uguale a quella del suo principio attivo.

Se l’isolamento e la purificazione dei principi attivi delle droghe, in alcuni casi possono essere fondamentali per la somministrazione corretta del principio attivo, sembra essere anche possibile che utilizzando il fitocomplesso al posto del suo principio attivo o di un farmaco similare di sintesi, si possano spesso ottenere dei risultati favorevoli che possono aiutare ad attenuare eventuali effetti collaterali.

È importante utilizzare preparati dei quali si conosca in che misura quel principio attivo è presente, chiedendo sempre consiglio al proprio medico o farmacista prima di assumere qualsiasi cosa. Ci sono piante medicinali molto attive per le quali è indispensabile conoscere la concentrazione dei loro principi attivi per evitare di non incorrere in dosi tossiche piuttosto che benefiche.

Controindicazioni e possibili effetti indesiderati

In fitoterapia possono essere impiegate varie formulazioni come infusi, decotti, estratti secchi che possono dare possibili effetti benefici diversi a seconda delle varie preparazioni. Ciò può avvenire perché il metodo di estrazione adottato può produrre principi attivi diversi. Se ad esempio, si vuole ottenere una possibile azione spasmolitica dalla camomilla, sarà necessario utilizzare il suo estratto idroalcolico e non il suo infuso.

Coloro che assumono più di una sostanza possono essere maggiormente esposti alla probabilità di incorrere in possibili effetti indesiderati provocati da interazioni farmacologiche. Quando si assumono più farmaci contemporaneamente è possibile che questi possano esercitare i loro effetti singolarmente e interagire tra loro, potenziandone l’effetto oppure provocando controindicazioni. Lo stesso può succedere se si assume un farmaco sintetico e allo stesso tempo un fitoterapico. Chiedi sempre il parere del tuo medico e non assumere mai nulla autonomamente.

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